A.R.C.A.

Zooart 2016

A.R.C.A. – Zooart 2016

A.R.C.A. è l’acronimo di Arte, Ricerca, Comunità, Abitare ed è un progetto che nasce all’interno della piattaforma d’arte contemporanea Zooart, il cui obiettivo è quello di unire l’esperienza dell’arte alla riflessione sui modi di vivere e condividere la creazione nello spazio urbano. Il programma di questo contenitore artistico si estende al territorio della provincia, nello specifico alle città di Cuneo, Saluzzo ed Alba.

A Cuneo, in Piazza Virginio, dal 6 al 12 aprile 2017, è stato realizzato il laboratorio di costruzione del padiglione insieme a 30 studenti di architettura del Politecnico di Torino (seguiti dal prof. arch. Daniele Regis e dell’arch. Roberto Olivero) e al team di Art.ur. A conclusione del cantiere gli studenti hanno esposto le proposte progettuali sul tema dell’A.R.C.A. che avevano immaginato e sviluppato durante il corso di composizione; la mostra dei progetti è rimasta allestita in piazza per una settimana.

La seconda tappa del dispositivo è stata Piazza Cavour a Saluzzo, in cui, per l’intero mese di maggio, A.R.C.A. ha ospitato le opere dell’artista Grazia Amendola e ha fatto parte del format artistico di start/storia e arte – Saluzzo.

Nel mese di giugno, infine, l’A.R.C.A. è approdata ad Alba, fungendo da contenitore espositivo per l’opera artistica di Ettore Favini e da fulcro per le attività progettate in sinergia con la comunità del quartiere Tetti blu.

 

Abitare effimero: lo spazio centrale come archetipo delle abitazioni temporanee

Il progetto A.R.C.A. rimanda ai modelli dell’architettura nomade, un’architettura le cui strutture compaiono e spariscono in maniera quasi istantanea in aree urbane già consolidate, lasciando al contempo tracce evidenti, anche se intangibili, del loro transito. I luoghi si arricchiscono di memorie e significati inediti, i quali sono in grado di attivare immaginari inconsci e far emergere  potenziali fino a quel momento inespressi.

A.R.C.A. fa parte di quella grande famiglia di architetture mobili, instabili, provvisorie, dinamiche che popolano l’immaginario dell’uomo fin dalle epoche più antiche e che nel mondo contemporaneo trovano una nuova raison d’être. A.R.C.A. è un padiglione che si apre dando luogo ad una piazza istantanea, custodisce allestimenti temporanei che si riorganizzano all’interno dello spazio a seconda delle necessità; è un’infrastruttura che si può montare e smontare in poche ore usando materiali leggeri provenienti dallo stesso territorio in cui si inserisce.

La forma centrale, naturalmente carica di significati simbolici e spirituali proprio per la sua purezza e semplicità geometrica, è il gesto più immediato nella definizione di uno spazio e nella sua delimitazione.

Le costruzioni circolari presentano molti vantaggi, quali, ad esempio, la massimizzazione del volume e dello spazio interno a fronte di un esiguo consumo di  suolo e di risorse, un buon comportamento energetico, la possibilità di utilizzare materiali più leggeri e più facilmente trasportabili, rimanendo staticamente stabili.

Per queste caratteristiche, la struttura circolare ben rappresenta l’archetipo di uno spazio errante.

 

Principi progettuali:

(B)ARCA

“…se si pensa, dopotutto, che la nave è un frammento di spazio galleggiante, […] che di porto in porto si spinge fino alle colonie per cercare ciò che esse nascondono di più prezioso nei loro giardini, comprendete il motivo per cui la nave è stata per la nostra civiltà non solo il più grande strumento dello sviluppo economico, ma anche il più grande serbatoio d’immaginazione. La nave è l’eterotopia per eccellenza.” M. Foucault, 1967

A.R.C.A. è un dispositivo a pianta centrale, che circoscrive lo spazio in cui si inserisce di volta in volta, creando al suo interno un luogo raccolto e protetto. Nel suo essere un oggetto viaggiante, porta con sé una forte identità, che viene sovrascritta dalle interazioni con i luoghi e le persone.

 

UNITA’ E FRAMMENTI

“…spazi contigui e comunicanti offriranno la possibilità di creare una variazione infinita di ambienti, facilitando la deriva degli abitanti e incontri casuali e frequenti” Constant, 1959

A.R.C.A. è un volume la cui base è un poligono costituito da ventiquattro lati e la cui struttura, realizzata in legno di abete, è assemblata tramite moduli semplici che si ripetono, disposti in forma radiale. La successione di tali moduli può essere variata per creare figure e ambiti differenti, a seconda delle necessità d’uso.

 

SOGLIA E PERCORSO

“La soglia deve essere distinta molto nettamente dal confine. La soglia è una zona” W. Benjamin, 1982

“Come il percorso sedentario struttura e dà vita alla città, il nomadismo assume il percorso come luogo simbolico in cui si svolge la vita della comunità” F. Careri, 2006

A.R.C.A. è una soglia che definisce uno spazio transitorio in dialogo con il suo intorno urbano. Attraversandola e percorrendola viene definita la sua identità, attraverso le memorie e gli immaginari che si sovrappongono e la arricchiscono di nuovi significati.

 

UNA STANZA A CIELO APERTO

“In a city the street must be supreme. It is the first institution of the city. The street is a room by agreement, a community room, the walls of which belong to the donors, dedicated to the city for common use. Its ceiling is the sky.” L. Kahn, 1971

A.R.C.A. è uno spazio della comunità, luogo mobile e al contempo stanziale attraverso il quale l’arte si muove nelle città e viene resa accessibile a tutti in modo pubblico e gratuito. La stanza centrale è protetta dall’anello che la recinge, ma è allo stesso tempo aperta all’ambiente esterno facendolo percepire diversamente da chi vi entra.

 

Specifiche

Il padiglione si sviluppa a partire da una pianta poligonale inscrivibile in una circonferenza di diametro di 10.50 m, l’altezza massima raggiunta dalla copertura è di 3.50 m. L’intera struttura è formata da ventiquattro settori modulari contigui ed è costituita prevalentemente da elementi in legno di abete. Gli stessi telai definiscono e sostengono le chiusure verticali, la copertura, le sedute rivolte all’interno.

Tre ingressi aperti invitano a percorrere lo spazio perimetrale espositivo, celando lo spazio interno.

Il rivestimento della parete perimetrale esterna è in lamiera di ferro forata, una pelle che permette di smaterializzare la percezione del volume ed alleggerire la sensazione di chiusura verticale verso l’esterno, rendendo lo spazio più permeabile; al contrario, la chiusura verticale verso l’interno è concepita come una separazione più netta, che protegge e delinea la stanza a cielo aperto al centro del padiglione.

La facciata può, inoltre, essere modificata tramite l’apertura di dodici lamiere a bilico verticale, che permettono di rendere visibile lo spazio centrale dell’A.R.C.A.. Queste lamiere presentano motivi geometrici definiti dalla densità e dal diametro dei fori: i pattern astratti di ogni pannello si completano nell’accostamento con quelli adiacenti, offrendo infinite possibilità di ricomposizione e partecipando a quel carattere dinamico e mutevole da cui tutto l’iter progettuale trae ispirazione.

Per favorire l’impermeabilizzazione si è scelto di realizzare la copertura con un telo in pvc; tra un settore e un altro, in copertura, per evitare il passaggio dell’acqua, abbiamo inserito dei coprigiunti in ferro zincato.

Il telo in pvc, oltre a coprire l’anello espositivo del padiglione, raggiunto il colmo, si ripiega verso la parte centrale, creando una sorta di tenda movimentabile al di sopra del doppio livello di sedute.

Pannelli per cassero recuperati servono da schienali per queste sedute e pannelli di compensato compongono le chiusure verticali dell’anello interno e il rivestimento dei pavimenti.

Tutti i materiali, fatto salvo il legname impiegato per la struttura, sono stati forniti da sponsor tecnici, imprese locali che si sono rese promotrici del progetto.

Tipologia

padiglione

Cliente

Associazione Art.ur

Luogo

Cuneo, Saluzzo e Alba - Italia

Data

Aprile 2017 - Giugno 2017

Foto

Marco Sasia

Category
installazioni, spazi pubblici, workshop